La prima strategia preventiva per i Neonati, la più efficace e la più semplice da seguire è l’allattamento al seno. Scopri l’importanza di allattare al seno.

Perfetto sotto il profilo nutrizionale, sempre pronto alla giusta temperatura, assolutamente privo di rischi per quanto riguarda il problema delle allergie e ricco di anticorpi, il latte materno ha rappresentato per migliaia di anni l’unico alimento da dare a un neonato.

Gli sforzi della ricerca di creare un latte artificiale in grado di garantire gli stessi benefici di quello materno, per ora non hanno ancora sortito un risultato ottimale per cui, se non ci sono particolari impedimenti è senz’altro consigliabile allattare al seno almeno fino a quando il bambino compie sei mesi.

Vantaggi dell’Allattamento al Seno

Vediamo quali sono i vantaggi di questa scelta.

È ricco di anticorpi.

Il Colostro, cioè il liquido denso e giallognolo che fuoriesce dal capezzolo subito dopo il parto, da un alto è ricchissimo di anticorpi, ovvero di sostanze in grado di difendere l’organismo
dall’aggressione di virus e batteri, dall’altro favorisce l’espulsione del meconio (una sostanza di scarto che si accumula nell’intestino del piccolo durante la gestazione).

Per fare in modo che il piccolo tragga giovamento dai benefici del colostro è indispensabile attaccarlo al seno subito dopo il parto.

È molto digeribile.

Il latte materno, che arriva attraverso la montata circa due- tre giorni dopo il parto (anche prima se il piccolo viene attaccato al seno subito dopo la nascita), oltre a contenere preziosi anticorpi si rivela altamente digeribile per l’organismo del piccolo. Di conseguenza, non costringe stomaco, fegato e reni a un superlavoro e, quindi, sbarra la strada al rischio di squilibri dell’organismo.

Previene allergie.

Oltre a non creare alcun problema di allergia, il latte materno si rivela prezioso per contrastare la comparsa di eventuali future reazioni allergiche verso determinati alimenti. Proprio per questo, i pediatri raccomandano di nutrire al seno soprattutto i neonati che, per motivi di ereditarietà (mamma e\o papà con allergie), sono predisposti a manifestare allergia.

Ma c’è di più: è dimostrato che tanto più si rimanda lo svezzamento, iniziandolo non prima del sesto-settimo mese, quanto più diminuiscono le probabilità che un bambino predisposto sviluppi allergie alimentari.

Riduce i rischi di appendicite.

Da una recente indagine pediatrica è emerso, inoltre, che l’allattamento al seno diminuisce il rischio di appendicite (infiammazione dell’appendice) nell’infanzia. Nel corso di questo studio, sono stati messi a confronto 200 bambini di circa otto anni colpiti da appendicite acuta con altrettanti bambini sani della stessa età.

Dal confronto, è emerso che i bambini con appendicite erano stati allattati al seno per un periodo di tempo inferiore rispetto a quello dei bambini non colpiti all’infiammazione.

Migliora l’equilibrio psico-affettivo.

L’allattamento naturale pone le basi per un buon equilibrio psico-affettivo futuro, poiché la possibilità di godere del costante contatto con il seno materno risulta essere fonte di grande sicurezza e appagamento. In pratica, il bimbo allattato al seno conserva a lungo la benefica sensazione di essere un tutt’uno con la sua mamma.

Evita le coliche e dona più calma.

Per finire, l’allattamento al seno, costringendo il piccolo a succhiare vigorosamente e molto più a lungo rispetto a quanto sia necessario fare con il biberon, consente al neonato di soddisfare appieno il naturale istinto di suzione. In ambito pediatrico si ritiene che questa possibilità possa da un lato prevenire la comparsa delle coliche gassose, o, quantomeno, ridurne la durata, dall’altro, impedire che il piccolo accumuli tensione e nervosismo.

Si può Allattare al Seno anche in caso di…

La decisione di non dare il proprio latte al neonato dovrebbe essere presa solo se esistono motivi seri e concreti che costringono a rinunciare. Eppure, talvolta accade che siano gli stessi medici, sulla base di vecchi e sbagliati pregiudizi, a sconsigliare l’allattamento, nonostante la donna si trovi in una situazione che lo permetterebbe tranquillamente di nutrire il suo bambino al seno. Vediamo insieme in quali casi l’allattamento non espone la donna al alcun rischio, nonostante talvolta si ritenga il contrario.

Miopia.

Contrariamente a quanto in genere si pensa, l’allattamento non può in alcun modo far peggiorare la miopia, poiché questo “vizio di rifrazione” dipende solo ed esclusivamente da un eccessivo allungamento del globo oculare oppure da un’accentuata incurvatura della cornea e\o del cristallino. Essendo un problema dovuto a un’alterazione della struttura
dell’occhio, la miopia non può essere influenzata dalla produzione di latte.

Taglio cesareo.

Dal punto di vista fisico, il parto cesareo non crea alcun ostacolo all’allattamento. In alcuni ospedali, però, il bambino nato con il bisturi viene fatto attaccare al seno solo dopo 24-48 ore dal parto: questa prassi, in molti casi, compromette la possibilità di allattare. Per avere la garanzia di un’adeguata produzione di latte materno è, infatti, opportuno che il seno venga stimolato con la suzione nelle prime ore dopo il parto. In pratica, se il bambino non viene attaccato presto al seno è possibile che non avvenga la montata lattea.

Parto gemellare.

Se la neomamma sta bene fisicamente, non c’è motivo per non allattare al seno i gemelli. L’importante è risparmiare le forze, evitando di sobbarcarsi tutti gli impegni che l’andamento della casa comporta: la donna che allatta due bambini deve avere modo di riposare e di rilassarsi tra una poppata e l’altra e, possibilmente, dovrebbe essere alleggerita di qualsiasi altra responsabilità. È fondamentale anche organizzarsi bene, imparando a sfamare entrambi i piccoli nel corso della stessa poppata (un gemello per seno contemporaneamente).

Capezzolo introflesso.

Il capezzolo introflesso è una lieve malformazione che non compromette in alcun modo la possibilità di allattare. Basta pensare che il bambino, per nutrirsi, deve prendere in bocca tutta l’areola anche quando il capezzolo è perfettamente sporgente. Solo in questo modo, infatti, il latte può fuoriuscire in quantità sufficiente e, nello stesso tempo, la donna non corre il rischio di vedere comparire le dolorosissime ragadi del seno, piccoli taglietti che si formano sul capezzolo quando viene sollecitato in modo scorretto.

L’asportazione di una cisti al seno.

Un precedente intervento chirurgico per l’asportazione di una cisti del seno non impedisce di allattare, anche se nel corso dell’operazione si fosse reso necessario togliere una parte della ghiandola mammaria. La ghiandola mammaria, infatti, è comunque in grado di far fronte in modo adeguato alla produzione di latte. Il problema nasce solo se, durante l’operazione, sono stati accidentalmente recisi i cosiddetti “dotti galattofori”, che sono i piccoli canali attraverso i quali il latte giunge al capezzolo e quindi all’esterno. In questo caso, e soltanto in questo, allattare diventa impossibile.

Predispozione alle smagliature.

Può capitare che il timore di veder comparire le smagliature e, quindi, di dover rinunciare ad avere un seno giovane e bello suggerisca alla neomamma di rinunciare all’allattamento. Non si tratta certo di un’idea saggia, anche perché non è così automatico che allattare faccia venire le smagliature. Le smagliature si prevengono indossando un reggiseno che fasci e sostenga in modo adeguato e prendendo l’abitudine di stendere sul seno, due volte al giorno, un velo di crema grassa.

Poco tempo a disposizione.

Talvolta, la donna ritiene che non valga la pena di iniziare l’allattamento al seno perché comunque sarebbe costretta a interromperlo dopo breve tempo causa di impegni lavorativi. In realtà, vale sempre la pena di iniziare per fare in modo che il bambino possa assimilare, anche se per un breve periodo, le preziose sostanze contenute nel latte materno. Non soltanto pochi mesi, ma anche poche settimane di allattamento naturale sono sempre meglio di niente.