Il Colesterolo è una sostanza chimica che fa parte dei grassi. Viene considerato il principale pericolo per le arterie, e responsabile di infarto e ictus.

Di fatto, il colesterolo è una  sorta di killer silenzioso, che, quando è presente in eccesso nell’organismo, non provoca sintomi immediati, ma a lungo andare è responsabile di non pochi danni.

Infatti favorisce l’arterosclerosi  (cioè la formazione di placche sulle pareti interne delle arterie on conseguente restringimento dei vasi sanguigni), predisponendo così alle malattie degli organi che non ricevono più ossigeno in  quantità sufficiente.

I rischi aumentano ancor di più se un eccesso  di colesterolo viene abbinato ad altri fattori negativi, come fumo, ipertensione, diabete e obesità.

Qual è il corretto valore di colesterolo nel sangue, per evitare problemi di salute?

Secondo le  più recenti linee guida internazionali, i valori normali della quantità totale di colesterolo nel sangue dovrebbero essere compresi tra i 180 e i 200 milligrammi per decilitro.

Il valore totale è formato da:  Ldl,  il cosiddetto colesterolo “cattivo”, che si deposita sulle  pareti delle arterie, e che non dovrebbe superare i 140-160  milligrammi per decilitro (mg/dl). Hdl,  il colesterolo “buono”, che aiuta a contrastare l’arterosclerosi,  e che dovrebbe essere sempre superiore a 35- 40 mg/dl.

In realtà, le due sigle (Hdl e Ldl) identificano le “lipoproteine” che  trasportano il colesterolo nel sangue.

Quando i livelli di  colesterolo nel sangue sono troppo elevati (ipercolesterolemia),  il primo intervento consiste nel seguire una dieta sana ed equilibrata, particolarmente ricca di fibre e povera di grassi animali, associata all’attività fisica (basta anche solo una passeggiata di mezz’ora ogni giorno).

Fare movimento, insieme a un moderato consumo di alcol, è anche l’unico modo (a parte il  ricorso ai farmaci) per aumentare l’Hdl.

Bisogna inoltre smettere di fumare e cercare di ridurre lo stress. Se nonostante i cambiamenti apportati all’alimentazione e allo stile di vita non si ottengono risultati soddisfacenti,  per tenerlo sotto controllo è necessario ricorrere a farmaci specifici.

In alcune persone, l’ipercolesterolemia può infine insorgere per una predisposizione genetica. In questo caso il trattamento si basa sulla depurazione periodica del sangue attraverso la plasmaferesi, una specie di “dialisi” dei grassi.

Che cos’è il Colesterolo

L’abbinamento colesterolo-dieta è dato per scontato. Ma questa sostanza non è contenuta soltanto  negli alimenti (quasi  esclusivamente in quelli di origine animale, quindi uova, carne,  salumi, latte, formaggi, burro).

In realtà, la maggior parte di colesterolo presente nell’organismo viene prodotta dal fegato e solo in minima parte assunta con il cibo. Quindi, è giusto tenerlo sotto controllo a tavola, ma senza dimenticare che è una sostanza  indispensabile all’organismo perché serve a diverse e importanti funzioni: la costruzione delle membrane delle cellule, la produzione di ormoni tra cui quelli sessuali, la produzione di acidi biliari necessari per la digestione dei grassi.

È importante però che il “buono” e il  “cattivo” colesterolo siano presenti nelle proporzioni corrette,  altrimenti questa sostanza si trasforma in un nemico per la salute.

Così si “muove” il Colesterolo

Per viaggiare all’interno dell’organismo, il colesterolo si lega ad apposite “proteine di trasporto”. Si formano così particolari sostanze, chiamate lipoproteine, che si distinguono per la diversa densità.

  • Ldl  (low density lipoproteins): sono legate al cosiddetto colesterolo “cattivo”, quello che tende ad accumularsi sulle pareti delle arterie;
  • Hdl  (high density lipoproteins): trasportano il cosiddetto colesterolo “buono”, che svolge una funzione opposta, ripulendo le arterie dai grassi e dal colesterolo “cattivo” in eccesso;
  • Vldl (very low density lipoproteins):  lipoproteine a densità particolarmente bassa. Veicolano i  trigliceridi che durante il loro percorso vengono eliminati per  produrre energia, o immagazzinati sotto forma di tessuto  adiposo.
  • Lp(a): è l’ultima lipoproteina scoperta. È prodotta in buona  parte dall’organismo stesso per predisposizione genetica, e promuove l’accumulo di Hdl.

I livelli di sicurezza

Secondo le linee guida  internazionali, i valori normali della quantità totale di  colesterolo nel sangue dell’adulto dovrebbero essere compresi tra i  180 e i 200 mg/dl.

Gli esperti suggeriscono tuttavia di tenere sotto  controllo soprattutto la frazione “cattiva” del colesterolo, cioè l’Ldl,  che non dovrebbe superare i 160 milligrammi per decilitro.

Si tratta  però di riferimenti generali, che vanno rapportati alle diverse  situazioni individuali:   Per chi non ha nessun fattore di rischio (come problemi alle  coronarie, diabete, obesità, ipertensione e  familiarità), il valore desiderabile dell’Ldl è di 160 mg /dl.

Valori superiori a 190 mg/dl richiedono l’impostazione di una terapia farmacologica. In assenza di problemi alle coronarie, ma con un altro fattore  di rischio (diabete, obesità, ipertensione e familiarità) il  livello desiderabile scende a 130 mg/dl, e la terapia farmacologica diventa necessaria con livelli di Ldl di 160 mg/dl.

Per chi ha già avuto malattie coronariche, il livello  desiderabile è sotto i 100 mg/dl, con l’indicazione per la  terapia farmacologica sopra i 130 mg/dl.

Nel calcolare il colesterolo  totale, bisogna tenere presente anche il livello dei trigliceridi,  diffusi dall’organismo dalle lipoproteine Vldl. I trigliceridi  rappresentano infatti un altro indicatore importante per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Come avviene per il colesterolo, i trigliceridi vengono in parte prodotti dal fegato,  mentre una parte considerevole viene introdotta con i cibi di  origine animale.

I trigliceridi costituiscono la riserva di energia  dell’organismo: infatti, le calorie in eccesso vengono immagazzinate dai trigliceridi nelle cellule adipose per poi essere utilizzate in caso di bisogno.

Controllare il Colesterolo

Il livello del colesterolo si  misura con un esame del sangue. Secondo le linee guida della Società europea per l’aterosclerosi, si consiglia di sottoporsi a test ematici per la valutazione del  colesterolo almeno una volta prima dei 20 anni, e ripeterli ogni  tre-cinque anni.

Dopo i 40 anni nell’uomo e 50 nella donna, si consiglia invece un controllo all’anno. Se si riscontrano livelli  elevati (Hdl superiore a 220), i test ematici andranno ripetuti  periodicamente per controllare gli effetti di diete e terapie farmacologiche.

I fattori di rischio

  • La familiarità:  l’organismo produce elevati livelli di colesterolo, a causa di una predisposizione genetica. 
  • Il sesso:  gli uomini sono più esposti ai problemi cardiovascolari rispetto alle donne, che invece fino ai 50 anni sono protette dagli  estrogeni.
  • L’età:  il colesterolo aumenta con l’età e si deposita sulle pareti delle arterie che, con il passare degli anni, hanno perso elasticità. Queste condizioni favoriscono la formazione di placche e trombi (coaguli di sangue).
  • L’ipertensione:  una maggiore pressione del sangue sulle arterie può causare una lesione della parete arteriosa, dando il via alla formazione di placche aterosclerotiche. 
  • Il diabete:  l’aumento della glicemia (il livello degli zuccheri nel sangue) è spesso associato a ipertensione, e a un aumento del colesterolo e dei trigliceridi. 
  • Il fumo:  accelerando la frequenza del battito cardiaco, causa una costrizione dei vasi e riduce l’apporto di ossigeno. 
  • L’alcol:  se consumato in eccesso, favorisce la produzione di trigliceridi e aumenta la pressione arteriosa. In quantità moderata invece  (un bicchiere di vino a pasto) sembra proteggere il sistema cardiovascolare da infarto e trombosi.
  • Uno stile di vita sedentario:  l’attività  fisica regolare stimola la produzione delle lipoproteine Hdl e aumenta l’afflusso di sangue nelle arterie,  migliorandone l’elasticità.

Le donne sono più protette

I rischi maggiori cominciano  per l’uomo dopo i 40 anni, per la donna invece dopo i 50.

Perché? Il  sesso femminile è più protetto dai “guai” del colesterolo per la  presenza degli estrogeni, ormoni che aumentano la produzione delle lipoproteine Hdl (cioè del colesterolo “buono”), favorendo così un  innalzamento dei loro livelli.

Questa condizione favorevole però  cessa con la menopausa. Un valido rimedio è la terapia sostitutiva a  base di estrogeni che, secondo studi internazionali, si è dimostrata efficace nel ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari.

Le cause genetiche

Le forme di ipercolesterolemia di origine genetica sono molto rare, e possono essere di due tipi:

  1. omozigotica (una persona su mille)  
  2. eterozigotica (una persona su seicento-mille).

Sono causate da un deficit del recettore dell’Ldl (colesterolo “cattivo”), che impedisce al fegato di “catturare”, metabolizzare ed eliminare il colesterolo che  circola nell’organismo a livelli molto elevati. Per queste forme, una soluzione è la plasmaferesi, che depura il sangue delle lipoproteine Ldl con l’aiuto di appositi macchinari.

Il principio su cui si basa è simile a quello della dialisi: il sangue viene filtrato, depurato e rimesso in circolo. Le Ldl si riformano con una  velocità di circa 20 mg/dl al giorno, per cui il trattamento va  ripetuto ogni 10-15 giorni.

Le regole di vita

Smettere di fumare, praticare costantemente attività fisica e mantenere il peso forma: ecco le regole per tenere sotto controllo il colesterolo.

Naturalmente, l’alimentazione gioca un ruolo determinante: una giusta dieta può ridurre l’Ldl del 15-20 per cento.

Per ottenere questo risultato, la  dieta deve essere equilibrata, e a base di: 

  • verdure, 
  • cereali, 
  • carne e pesce magri, 
  • olio d’oliva come condimento.

Il consumo di alcol va limitato a un bicchiere di vino a pasto, perché una quantità maggiore aumenta il rischio di ammalarsi.

Incrementare il colesterolo buono A tavola

Bisogna incrementare il consumo di vegetali (ortaggi, legumi, cereali e frutta a volontà), ricchi di  fibre, perché secondo studi recenti aumentano il livello del  colesterolo buono (l’Hdl).

Semaforo verde anche per pasta, pane e riso che contengono una modestissima percentuale di grassi. Per quanto riguarda la carne, scegliere le parti più magre e private accuratamente del grasso visibile.

E non lasciarsi trarre in inganno dall’apparenza, o dai preconcetti: la carne magra di maiale contiene meno colesterolo di quella di vitello e di pollo.

A parità di peso, il prosciutto cotto contiene meno colesterolo di quello crudo.

I gamberi sono ricchi di colesterolo, mentre il pesce fresco in genere ne contiene una quantità paragonabile a quella della carne,  salvo alcune eccezioni come nel caso dell’anguilla e dello sgombro che ne hanno di più.

Tra i formaggi, ricotta, mozzarella vaccina e crescenza contengono  meno colesterolo di gorgonzola, provolone, grana padano e parmigiano reggiano.

Attenzione a dolci e gelato, perché contengono colesterolo derivante dalle uova aggiunte durante la preparazione.

Attenzione – La dieta è fondamentale per abbassare il  colesterolo, ma non è corretto eliminare del tutto i grassi, per non rischiare di ottenere l’effetto opposto.

È quanto è emerso da una  ricerca dell’università di Washington, Stati Uniti, effettuata su  500 persone con valori di colesterolo e trigliceridi superiori alla norma, e che hanno seguito diete a diverse percentuali di grassi per  un anno.

Le persone sottoposte a regimi dietetici con drastiche riduzioni di grassi, invece che un abbassamento hanno fatto registrare un aumento di entrambi i valori. Ecco un commento di Benvenuto Cestaro, biochimico e nutrizionista, direttore della scuola di specializzazione di scienza dell’alimentazione dell’università di Milano,

I risultati di questo  studio dimostrano che  l’organismo ha bisogno di una certa quantità di lipidi, per trarne energia e altri elementi utili alla costruzione di molecole indispensabili che il corpo non è in grado di fabbricare da sole, e  che trova nel cibo. Se con l’alimentazione non si introduce la  giusta quantità di lipidi, l’organismo si “ribella” producendo un  eccesso dei grassi più pericolosi. Bisogna ridurre i grassi nella  dieta in modo significativo solo quando ci sono indicazioni precise  da parte del medico, e attenersi solo a quelle, senza andare oltre.

 

I danni del Colesterolo all’organismo

Il colesterolo si deposita nelle arterie del cuore o del cervello, in misura dell’uno-due per cento all’anno, a partire dall’infanzia. Questo processo naturale,  con il passare degli anni viene accelerato dall’ipercolesterolemia, cioè dall’eccessiva presenza di colesterolo nel sangue, e la conseguenza possono essere le malattie cardiovascolari.

A rischio arterie, cuore e cervello

A livello delle arterie, il colesterolo danneggia il rivestimento interno dei vasi, dando il via a una serie di fenomeni degenerativi: le pareti dei vasi si fanno più rigide e si rivestono di incrostazioni, cioè di placche aterosclerotiche.

Le placche causano un restringimento dei vasi che ostacola il passaggio del sangue, oppure provocano dilatazioni anomale, cioè gli aneurismi. Se sono colpite le coronarie (le arterie del cuore) il rischio di un infarto del miocardio è molto elevato.

L’accumulo di colesterolo nelle arterie che vanno al cervello (carotidi e loro diramazioni) predispongono all’ictus cerebrale. Nei fumatori, i danni si hanno in prevalenza sulle  pareti dell’aorta, causandone l’aneurisma, oppure sulle arterie che portano il sangue alle gambe.

Il rischio di malattie cardiovascolari dipende però da diversi fattori. Il danno arrecato dal colesterolo alle arterie, per esempio, è molto più grave in chi soffre di ipertensione.

Chi ha un pressione bassa può convivere tutta la vita anche con elevati livelli di colesterolo totale, senza conseguenze.

Le persone invece che hanno livelli di colesterolo accettabili, ma una pressione arteriosa leggermente superiore ai valori normali, corrono rischi maggiori.

Ad aumentare quindi il rischio di malattie di cuore e vasi non è la presenza di un singolo fattore come il colesterolo alto, l’ipertensione, il diabete e l’obesità,  ma la loro somma.

I farmaci per il Colesterolo

Di fatto, quando il colesterolo  supera la soglia di attenzione, occorre intervenire con farmaci che non solo riducono quello “cattivo”, cioè l’Ldl, riportandolo nei limiti stabiliti, ma aumentano l’Hdl, quello “buono”, che funge da  “spazzino” delle arterie.

I farmaci utilizzati per la riduzione del colesterolo sono di diverse categorie. Tra questi sono emerse in particolare le statine (inibitori dell’Hmg-CoA reduttasi) che agiscono sull’enzima che limita la sintesi del colesterolo, riducendo la concentrazione dell’Ldl. Alcuni studi internazionali hanno dimostrato che un trattamento a base di queste sostanze è inoltre in  grado di rallentare la progressione dell’aterosclerosi, e di ridurre le lesioni alle coronarie. Oltre alle statine ci sono altre classi di farmaci anticolesterolo, tra cui i fibrati, indicati soprattutto quando è necessario ridurre anche elevati livelli di trigliceridi.
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