Quando si parla di insufficienza venosa cronica (IVC) si deve sempre considerare che la funzionalità delle vene non dipende solo dai problemi che le interessano direttamente ma anche da tutte le situazioni relative al malfunzionamento di muscoli, articolazioni, tessuti circostanti.

Il corretto funzionamento muscolare contribuisce alla mobilità del sangue nelle vene delle gambe grazie alla azione esercitata dalla contrazione dei muscoli soprattutto durante il cammino.
Infatti un sistema muscolare insufficiente, non potrà rendere efficace l’ azione di pompa venosa che gli è propria (l’esempio più eclatante sono gli imponenti edemi della gambe che si possono evidenziare in tutte quelle persone che purtroppo non possono camminare).

Anche gli impedimenti che riducono la capacità delle nostre articolazioni di muoversi liberamente interferiscono pesantemente con il movimento muscolare stesso.
Lo stesso “piede piatto” che riduce a sua volta l’azione della pompa plantare e peggiora il cammino, contribuisce alla determinazione di una insufficienza venosa.

L’insufficienza venosa può interessare sia il sistema venoso superficiale che il profondo od entrambi.

Quando le vene non lavorano in maniera efficiente si verifica un rallentamento della velocità del sangue al loro interno, aumenta la pressione venosa e si alterano tutti quegli equilibri microcircolatori che causano a loro volta l’edema tra le cellule, la carenza di ossigeno e la sofferenza dei tessuti.

Tutto ciò rappresenta la causa scatenante sia dei sintomi che delle manifestazioni cliniche tipiche dell’insufficienza venosa cronica.

Facciamo un esempio:
una persona che lavora molto in piedi, che cammina poco, soprappeso e, se donna, che abbia avuto due o tre gravidanze.
Alla visita si rilevano varici, edema della gambe, scarsa articolarità delle ginocchia e delle caviglie per artrosi, piede piatto, relativa ipotrofia muscolare…un circolo vizioso che non può che far peggiorare verso la cronicità il quadro!

Se si considerino tutte le manifestazioni cliniche di insufficienza venosa, dalle cosiddette “teleangiectasie” (le piccole vene rosse o blu che si vedono spesso alla radice della cosce) , che sono spesso accompagnate da sintomi di gambe pesanti, edemi più evidenti la sera, crampi notturni, oltre il 50% delle persone potrebbero essere considerate affette da IVC nei paesi sviluppati, mentre la prevalenza delle vene varicose, raggiunge il 35-40 % nella popolazione generale.

Il sesso femminile, la familiarità, le abitudini sedentarie, l’obesità, il numero di gravidanze, l’attività lavorativa che costringa alla prolungata stazione eretta, sono tutte cause favorenti la comparsa di sintomi e segni di insufficienza venosa cronica. Questi impressionanti dati hanno anche delle conseguenze sociali rappresentate da costi molto rilevanti per i sistemi sanitari per impegno diagnostico, terapie ed ore di lavoro perse oltre che per il peggioramento della qualità di vita da parte degli affetti.
Secondo alcune stime, pur non recentissime, negli Stati Uniti si perderebbero ogni anno oltre 2.000.000 (due milioni!) di ore di lavoro per cause relative a problemi venosi, con costi di oltre un bilione di dollari. In Europa la situazione non è molto differente.

Sono cifre effettivamente impressionanti che rendono idea dell’importanza e della diffusione del problema.

Ma quali sono le manifestazioni cliniche più importanti di Insufficienza Venosa Cronica?

La classificazione attualmente in uso distingue sei classi progressivamente più importanti, che per fortuna non prevedono una sicura evoluzione nel tempo e che vanno dalla semplice presenza di sintomi (gambe pesanti, lieve gonfiore delle caviglie), alle già descritte teleangiectasie (dall’importanza soprattutto estetica), alle varici ed alle conseguenze più gravi come l’ulcera venosa e le sue situazioni predisponenti e conseguenze.
La diagnosi è un altro controverso argomento.
A dispetto di quanto normalmente si pensi, la diagnosi dei vari livelli di insufficienza venosa è soprattutto clinica.
Non serve fare a priori l’Eco-(color)-Doppler che è da riservare ad un secondo livello diagnostico, soprattutto pre-operatorio.

Insufficienza Venosa Cronica: I trattamenti

L’approccio chirurgico è tuttora il trattamento più efficace e deve essere rivolta a correggere le vere insufficienze, quelle cioè che vedono nel malfunzionamento delle valvole venose la causa scatenante.

Deve sempre essere chiaro che la chirurgia corregge solo una parte del problema e l’insufficienza venosa necessiterà ancora di attenzioni e di cure, soprattutto da parte del Paziente stesso!

Trattamenti alternativi ma efficaci sono la scleroterapia, le terapie endovascolari (laser e radiofrequenza) ed ultimamente le cosiddette “colle” (cianoacrilato), tutti provvedimenti che l’uno per l’altro, escludono dal circolo i tratti venosi malati senza l’asportazione tipicamente chirurgica.

La compressione elastica, che si tratterà in maniera dettagliata in altra sede, è a tutti gli effetti terapia medica ed è l’unica alternativa emodinamica alla chirurgia, che può sostituire quando questa sia controindicata o non praticabile.

Una calza elastica comprime dall’esterno le vene malate riducendo la pressione al loro interno ed accelerando il flusso di sangue risolvendo la stasi.
E’ efficace sia da sola che in associazione ai farmaci ed alla chirurgia, soprattutto nelle fasi immediatamente successive a questa e per il mantenimento dei risultati ottenuti.

La terapia farmacologia purtroppo risente di una letteratura scientifica molto datata. In ogni caso i farmaci (non gli integratori!) sono efficaci nel controllo dei sintomi, nella riduzione degli edemi se non importanti ma non sono in grado di correggere e rendere reversibili danni già presenti.

Si sono anche dimostrati efficaci nell’accelerare la guarigione delle ulcere, ma solo in associazione ad una terapia compressiva ben condotta.

Un accenno a sé meritano trattamenti meno conosciuti e praticati, ma efficaci se affidati a personale preparato e responsabile (per capirci, non gli estetisti…): la fisioterapia con la pressoterapia, il flebolinfodrenaggio, i trattamenti termali.
Purtroppo sono poco diffusi e difficilmente approcciabili tramite il sistema sanitario nazionale, costosi per molti, che peraltro dispongono di ampie dimostrazioni di efficacia sui sintomi dell’IVC e meriterebbero certamente più attenzione e diffusione.