Cos’è la psicologia

Attorno all’idea di psicologia c’è molta confusione, soprattutto all’interno della cultura popolare fatta di talk show e film, dove la psicologia viene presentata come un qualcosa di religioso o addirittura magico e in alcuni casi anche come una forma di cialtroneria. Il primo ad utilizzare la parola “psicologia” fu Wundt, in particolare fu il primo a far sì che il concetto di psiche divenne più “scientifico”. La psicologia, in linea generale, è la scienza che analizza il comportamento umano e l’attività psichica per determinarne le leggi. Ciò nonostante è possibile definire la psicologia facendo riferimento a tre correnti di pensiero che nel corso della storia si sono contrapposte e sovrapposte ma che al giorno d’oggi è possibile ricondurle ad una cosa sola. Una prima corrente di pensiero ci dice che la psicologia è la scienza che studia il complesso di funzionalità della psiche negli esseri viventi, dove per “complesso di funzionalità della psiche” si intende la soggettività individuale, vale a dire la moltitudine di avvenimenti che possono essere riscontrati solo dal soggetto nel quale si manifestano. Diversamente un’altra corrente di pensiero afferma che la psicologia è la scienza che studia il comportamento dell’uomo, dove per “comportamento” si intende le risposte oggettivamente riscontrabili, in altre parole la moltitudine di fenomeni che possono essere riscontrati in un individuo che oltre a racchiudere parole e gesti, comprende anche la decodificazione degli atti e l’espressione delle risposte interiori. L’ultima corrente di pensiero ci dice che la psicologia è la scienza che studia la personalità degli individui, dove con il termine “personalità” si intende la singolarità bio-psico-sociale in cui può essere identificato qualunque essere vivente. Molto importante rimarcare il fatto che la psicologia si presenta come una scienza sia sociale che biologica. Da quanto detto finora risulta evidente che la psicologia, nonostante si proponga come una materia articolata, ha come oggetto di studio principale un’unica cosa: la mente. Arrivati a questo punto una domanda potrebbe sorgere spontanea, ovvero: cos’è che rende davvero scientifica la psicologia?

La psicologia intesa come scienza che studia la mente tramite l’indagine e lo studio del comportamento è prima di tutto una scienza empirica (le osservazioni avvengono direttamente e non tramite mediazione) e obiettiva (le osservazioni non si basano sulla soggettività bensì sono disciplinate da criteri rigidi). Pertanto le regole alla base della ricerca psicologica sono meticolose e indiscutibili, così da consentire una generalizzazione dei risultati ottenuti in una sola indagine. Quindi i criteri che garantiscono la scientificità del metodo psicologico sono proprio la possibilità di generalizzare i risultati ottenuti e di realizzare un modello attraverso il quale gli studiosi potranno fare riferimento qualora dovessero presentarsi fenomeni analoghi a quelli già analizzati, così da elaborare predizioni corrette.

I meccanismi cognitivi ed emotivi dell’essere umano

Fanno parte dei meccanismi cognitivi l’insieme dei processi attraverso cui le persone conoscono il mondo esterno, nei diversi periodi della propria vita e nei vari istanti di interazione con altre persone. Il funzionamento della mente umana si basa su diversi meccanismi cognitivi: intelligenza, intuizione, percezione, consapevolezza, conoscenza, abilità, attenzione, pensiero, abilità, memoria e riconoscimento. Sfera emotiva ed attività decisionale sono legati all’attività cognitiva delle persone. Per i processi cognitivi è possibile individuare principalmente due correnti di pensiero: il comportamentismo ed il cognitivismo. La teoria del comportamentismo affermava che l’individuo alla nascita non era dotato di conoscenze, in altre parole possedeva una mente “vuota”. Essa si sarebbe successivamente strutturata attraverso l’interazione con l’ambiente esterno. Coloro che erano promotori di questa corrente erano convinti che la mente dell’uomo veniva “plasmata” dall’ambiente che lo circonda. Secondo invece i sostenitori del cognitivismo non era l’ambiente esterno a determinare con i suoi stimoli reazioni e comportamenti degli individui, ma erano i processi cognitivi che hanno luogo nella mente a produrre un determinato tipo di comportamento. Le emozioni invece non sono altro che una condizione articolata di sentimenti che vengono fuori attraverso cambiamenti psicologici e fisici e che vanno a condizionare il comportamento ed il pensiero dell’individuo. La loro funzione principale è quella di far sì che la reazione di un individuo ad una situazione dove è richiesta una risposta repentina ai fini della sopravvivenza sia la più efficace possibile. Le emozioni hanno anche la funzione di comunicare al nostro interlocutore le nostre reazioni psicofisiologiche. Temperamento, umore, personalità e motivazione sono i fenomeni psicologici associati all’emotività. Le emozioni possono essere di due tipi: emozioni primarie ed emozioni complesse. Le prime si manifestano durante i primi anni di vita e sono quelle che accomunano l’essere umano ad alcune specie di animali, mentre le seconde vengono fuori con la crescita dell’individuo. Le emozioni primarie o di base sono sostanzialmente otto, divise a gruppi di due:

  1. tristezza e gioia
  2. paura e rabbia
  3. disgusto e accettazione
  4. attesa e sorpresa

Questa è la suddivisone proposta da Robert Plutchick ma ovviamente ne esistono anche di diverse. Altri autori hanno poi affermato che combinando le emozioni primarie si ottengono altre emozioni, ovvero le emozioni secondarie o complesse (come detto in precedenza). Esse sono: vergogna, rassegnazione, speranza, offesa rimorso, allegria, ansia, gelosia, perdono, nostalgia, delusione.

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